Circola una voce secondo la quale, in caso di un accordo tra Russia e Ucraina si formerebbe un contingente militare europeo per occupare una zona di interposizione tra le due nazioni. Diciamo subito che l’idea sembra essere delle più scellerate e irrealistiche. Sarebbe una decisione non solo rischiosa, ma anche potenzialmente controproducente per la stabilità della regione e per gli interessi europei a lungo termine.
I Paesi che dovrebbero inviare truppe cosiddette “di pace” sarebbero infatti le stesse che, a conflitto in corso, hanno appoggiato politicamente e de facto con invio di armi uno dei due attori in conflitto, tutt’altro della neutralità caratteristica, almeno sulla carta, delle missioni dei Caschi Blu dell’ONU.
Pur con presupposti molto precisi e condivisi, anche le esperienze dei contingenti ONU hanno dovuto affrontare criticità e problemi non indifferenti. Per fare un esempio di queste ultime settimane e che ci riguarda come Italia, abbiamo visto come il contingente UNIFIL in Libano attivo dal 1978 con il compito di monitorare il ritiro delle forze israeliane dal Libano, garantire la sicurezza lungo il confine e assistere il governo libanese a ristabilire l’autorità sia restato totalmente inerme durante il recente conflitto tra Israele e le milizie di Hezbollah. Fino a quando si è trattato di scaramucce ci si è illusi di avere un ruolo determinante, quando il livello di scontro si è alzato non solo le truppe ONU non sono intervenute ma sono state a loro volta obiettivo di attacchi da parte delle forze israeliane fortunatamente senza provocare vittime.
Non sono stati altrettanto fortunati i militari della missione MINUSMA in Mali dal 2013 con lo scopo di stabilizzare il paese africano dopo il colpo di Stato e l’avanzata di gruppi jihadisti nel nord del paese. E’ stata una delle missioni più pericolose per i Caschi Blu, con un alto numero di vittime tra i peacekeeper. Come si vede queste missioni sono tutt’altro che a rischio zero e lo sarebbe specialmente un’operazione come quella prospettata in questi giorni dove a partecipare sarebbero Paesi tutt’altro che neutrali tra i due contendenti.
L’invio di truppe europee potrebbe esacerbare ulteriormente eventuali tensioni portando ad una nuova escalation e la ripresa del conflitto che inevitabilmente a quel punto sarebbe allargato all’intero continente trasformando un conflitto locale in una guerra su scala più ampia, con conseguenze devastanti per la sicurezza globale. Le truppe europee si troverebbero ad operare in un contesto estremamente complesso e pericoloso, esponendosi a gravi rischi.
La situazione sul campo sarebbe caratterizzata dalla presenza di armamenti avanzati e dalla presenza di milizie irregolari, che renderebbe l’operazione non solo logisticamente complicata, ma anche estremamente pericolosa per la vita dei militari coinvolti. Ci sarebbero ripercussioni negative anche sul piano interno degli Stati europei. L’opinione pubblica in molti Paesi è già divisa sulla gestione della crisi ucraina, e l’invio di soldati potrebbe alimentare ulteriori tensioni politiche e sociali. Inoltre, i costi economici di una missione del genere sarebbero ingenti, sollevando interrogativi sulla priorità di tali spese rispetto ad altre esigenze nazionali.
L’Europa dovrebbe concentrarsi solo su soluzioni diplomatiche e sul ruolo di mediatore tra le parti in conflitto: è cruciale promuovere il dialogo e utilizzare strumenti il supporto umanitario e la pressione internazionale per favorire una soluzione pacifica. Muovere truppe anche con scopi pacificatori non ha mai portato a soluzioni, ma a congelare la situazione allo status quo. In questo conflitto serve un passo più determinato, un ripensamento degli equilibri planetari, una visione; è ciò che l’Europa dovrebbe fare: riportare la cultura della pace e della tolleranza al centro del dibattito tenendo conto degli interessi di tutti gli attori, nessuno escluso.
Hai letto altri articoli sul nostro giornale?
Se lo hai fatto, avrai colto gli sforzi della redazione nell’aiutare tutti a comprendere questo pazzo mondo affinché tutti possano contribuire quanto meno a non peggiorarlo. L’idea è quella di far sapere per saper fare. Cerchiamo di realizzare in pratica un giornalismo chiaro e accessibile per potenziare la comprensione e l’azione.
Se condividi la nostra visione, ti invitiamo a considerare l’idea di supportare questa testata giornalistica diventando un lettore attivo. Il tuo supporto assicura a Fotosintesi.info una fonte di finanziamento stabile e indipendente per sostenere il progetto editoriale che è poi anche culturale e sociale.
Se non sei pronto a collaborare come inviato, inserzionista o azionista, anche piccoli contributi sono significativi nel supportare un modello sostenibile per il giornalismo di frontiera.
Grazie di far parte della nostra comunità. Roberto Pergameno