In Sud Sudan, i bisogni della popolazione stanno aumentando drasticamente a seguito del massiccio arrivo di rifugiati in fuga dal conflitto nel vicino Sudan. Dopo l’inizio della guerra che ha causato oltre 10 milioni di sfollati, più di 680.000 persone sono arrivate in Sud Sudan dall’aprile dello scorso anno, mentre il sistema sanitario del paese e l’assistenza umanitaria riescono a malapena a soddisfare i bisogni della popolazione.
Nei prossimi mesi, la pressione sui servizi sanitari e sulle organizzazioni umanitarie è destinata ad aumentare e si prevede che, entro luglio, sette milioni di persone non avranno accesso a cibo a sufficienza. Medici Senza Frontiere (MSF) chiede un aumento immediato degli aiuti salvavita per i rifugiati in Sud Sudan e per la popolazione locale che li accoglie.
Circa 13mila rifugiati sono attualmente bloccati a Renk, città nello stato di Upper Nile in Sud Sudan che si trova a circa 60 chilometri da Joda, la prima località oltre il confine da dove entrano le persone in fuga dalla guerra. Le condizioni di vita delle persone in transito – che attendono di continuare il viaggio in Sud Sudan o di rientrare in Sudan – sono terribili e l’accesso a cibo, acqua, riparo, servizi igienici e assistenza medica è limitato.
Molti di coloro che arrivano al confine sono feriti e gravemente malnutriti, dopo aver camminato per settimane per raggiungere un luogo sicuro. Le agenzie umanitarie forniscono loro il denaro necessario per comprare cibo per una settimana, ma molte persone si ritrovano bloccate al centro di transito di Renk per settimane o addirittura mesi, in attesa di un mezzo di trasporto per proseguire il viaggio. “A volte riusciamo a mangiare due volte al giorno, ma di solito facciamo solo colazione e la sera andiamo a letto con lo stomaco vuoto, anche i più piccoli” racconta Dak Denj, un pastore di 70 anni che si trova nel centro di transito di Renk da dicembre dello scorso anno.
A circa 300 chilometri da Renk, migliaia di rifugiati vivono nel centro di transito di Bulukat, vicino alla città di Malakal. Le équipe mediche di MSF hanno rilevato che la carenza di cibo, acqua, ripari e servizi igienici adeguati ha portato a un aumento di malattie come diarrea e infezioni respiratorie.
Il continuo afflusso di rifugiati in Sud Sudan rischia di aggravare la già grave carenza di cibo e acqua sia tra i nuovi arrivati che tra le comunità ospitanti, e di rendere ancora più difficile l’accesso alle cure mediche. Prima dell’aprile 2023, nel centro per il trattamento della malnutrizione dell’ospedale di MSF nella città di Malakal, ogni mese venivano ricoverati tra i 30 e i 50 bambini gravemente malnutriti. Dallo scoppio della guerra in Sudan, il numero di bambini gravemente malnutriti ricoverati nella struttura è aumentato del 200%. “La malnutrizione aumenta il rischio di infezioni, in particolare tra i bambini sotto i cinque anni che hanno maggiori probabilità di morire a causa di malattie come la meningite, il morbillo, la febbre gialla, il colera e la malaria” afferma il dott. Eltigani Osman, coordinatore medico di MSF in Sud Sudan.
La carenza d’acqua in tutta la regione costringe le persone a usare l’acqua dai fiumi, esponendole a ulteriori rischi per la salute, soprattutto in una regione soggetta a epidemie di colera. Questi rischi sono destinati ad aumentare con l’avvicinarsi della stagione delle piogge, che si prevede causerà gravi inondazioni in tutta la regione, contaminando pozzi e ostacolando la risposta umanitaria. Inoltre, inondazioni sul lato sudanese del confine potrebbero spingere un numero ancora maggiore di persone a fuggire verso il Sud Sudan.
Le organizzazioni umanitarie sono attualmente in azione per rispondere alla crisi e assistere tutta la popolazione. Dall’aprile 2023, MSF gestisce una clinica al confine, supporta l’ospedale di Renk e gestisce due cliniche mobili nell’area a Renk e Bulukat che curano circa 190 pazienti al giorno. Tuttavia, questo non è sufficiente e la portata della crisi richiede una risposta internazionale molto più ampia.
“La risposta umanitaria rimane inadeguata ai bisogni, in un contesto in cui il sistema sanitario è già sottoposto a notevoli tensioni” afferma Iqbal Huda, capomissione di MSF in Sud Sudan. “Chiediamo con urgenza ai donatori internazionali di stanziare fondi per rispondere ai bisogni dei rifugiati e della popolazione locale in Sud Sudan, incluso cibo, acqua, ripari, servizi igienici e cure mediche, nonché i mezzi per consentire alle persone di continuare il loro viaggio”.
Oltre a supportare la popolazione in Sud Sudan, i team di MSF continuano a lavorare in più di 30 strutture sanitarie in 9 stati del Sudan dove è in atto una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni.