Editoriale

Rai. Molto più di quanto immagini, con l’assalto dei sindacati gialli

Nella recente vicenda della RAI ci sono elementi di novità e reminiscenze del passato che pensavamo non avessero più posto nelle attuali dinamiche sindacali. L’occupazione della TV pubblica non è una novità dell’ultimo anno. Una qualche forma di spoil system si è sempre applicato. L’irruzione dell’attuale governo in RAI però ha caratteristiche più “culturali” (quando si parla della destra la parola va sempre messa tra virgolette) che strettamente politiche. Nelle interferenze che i giornalisti denunciano da parte di esponenti del governo non si vuole solo controllare le notizie ma si intravvede la determinazione a cambiare la narrazione della storia recente di questo Paese, di manipolare le coscienze attraverso una rilettura di eventi passati. Questo elemento di novità si va ad intrecciarsi con una metodologia di confronto/scontro aziendale che ci riporta agli anni della FIAT di Valletta e dei sindacati gialli.

I sindacati gialli erano organizzazioni che, contrariamente ai sindacati tradizionali, non rappresentavano gli interessi dei lavoratori, ma piuttosto quelli dei datori di lavoro o del governo. Il termine “giallo” deriva dal fatto che in molti contesti storici il colore giallo è stato associato alla codardia o al tradimento, quindi i sindacati gialli erano spesso visti come traditori degli interessi dei lavoratori. Questi sindacati venivano spesso utilizzati per contrastare o sopprimere l’organizzazione dei lavoratori e le lotte sindacali legittime. In alcuni casi, sono stati creati o supportati dai datori di lavoro o dal governo per indebolire i sindacati tradizionali e mantenere il controllo sui lavoratori. Nel caso della FIAT degli anni ‘60 uno dei sindacati gialli più noti era la CISNAL (Confederazione Italiana Sindacati Nazionali Autonomi dei Lavoratori), che era vista come un sindacato filo-padronale e meno incline a sostenere le richieste dei lavoratori rispetto ad altri sindacati più indipendenti come la CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro). La presenza di sindacati gialli come la CISNAL ha contribuito a indebolire la capacità dei lavoratori di organizzarsi e di negoziare con la FIAT per condizioni lavorative migliori.

Non solo in FIAT ma anche in alcuni settori industriali, soprattutto nel Nord Italia, le imprese hanno creato sindacati o associazioni di categoria che, sebbene formalmente rappresentassero i lavoratori, in realtà erano più vicini agli interessi dei datori di lavoro. Queste organizzazioni erano spesso utilizzate per mantenere il controllo sulle relazioni industriali e per contrastare i sindacati indipendenti. Il neonato sindacato UniRai si muove nel solco di queste vecchie organizzazioni. Lo si è visto chiaramente nella giornata del 6 maggio durante lo sciopero delle testate RAI. Non solo non hanno aderito all’agitazione sindacale (cosa del tutto legittima) ma si sono messi a disposizione della dirigenza nell’azione di contrasto delle conseguenze dello sciopero. Le testate giornalistiche hanno subito sostituzioni che hanno consentito la regolare messa in onda dei programmi inficiano in parte il risultato dello sciopero.

Il calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media è un problema molto vasto nel panorama internazionale. Lo evidenzia Reporters Senza Frontiere nel suo rapporto annuale sulla libertà di stampa nel mondo. Un numero crescente di governi e autorità politiche “non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico a ricevere notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate”. L’Italia perde cinque posizioni, passando dal 41º al 46º posto nella classifica sulla libertà di stampa. Il caso dell’agenzia di stampa Agi, in procinto di essere acquisita dal gruppo Angelucci, viene citato come un esempio dei crescenti sforzi dei gruppi politici per influenzare il panorama mediatico nazionale: “Nell’Italia di Giorgia Meloni un membro della sua coalizione sta cercando di acquisire l’agenzia di stampa Agi”.

Non una bella situazione specialmente perché la libertà di espressione e di stampa sono elementi fondativi di una sana democrazia. Non si devono sottovalutare i segnali che in questi giorni stanno arrivando su questo argomento, l’attacco all’autonomia dei giornalisti è concentrico e molto ben studiato attraverso anche proposte di legge che si stanno approntando. E’ necessario pertanto tenere alta l’attenzione su questo problema prima che sia troppo tardi.

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