Politica

DUX Meloni vola a Mar-a-Lago, tribblando Biden, per inaugurare la nuova politica esteri de Noantri

La stampa mainstream parla di visita a sorpresa o al massimo di visita irrituale. Quello che è accaduto sabato a Mar-a-Lago in Florida sembra, piuttosto, uno sgarbo istituzionale. La “Ducia”, nel pieno della crisi provocata dalla detenzione di Cecilia Sala in Iran come ritorsione al fermo per conto terzi del cittadino iraniano Mohammad Abedini, ha infilato il fez e si è precipitata ad incontrare quella che per lei è ormai l’autorità riconosciuta dell’establishment americano, il prossimo presidente Donald Trump. Il tutto alla vigilia della visita in Italia dal 9 al 12 gennaio, negli ultimi giorni del suo mandato, di quello che è ancora a tutti gli effetti il legittimo presidente, Joseph Robinette Biden Jr., detto Joe, una sorta di salto della quaglia.

Giorgia Meloni durante la visita, durata poco più di cinque ore, ha condiviso con Trump una cena e guardato un documentario “Eastman Dilemma: Lawfare or Justice”,  dove si sostiene che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno assistito all’emergere di un “sistema giudiziario con due pesi e due misure” che ha ingiustamente attaccato gli avvocati che rappresentano i clienti conservatori. Siamo, in pratica, al “do ut des”: io ti trovo la soluzione per superare la crisi con l’Iran tu dai visibilità sulla mia battaglia contro i giudici alla vigilia della sentenza sul caso pornostar che lo vede coinvolto.

Juan Merchan, il giudice incaricato delle inchieste vuole rovinare, infatti, la festa a Donald Trump, che rischia di insediarsi alla Casa Bianca come primo presidente ‘felon’, criminale. Salvo sorprese infatti Il giudice ha deciso che per il tycoon deve essere emessa la sentenza dopo che in maggio una giuria lo ha ritenuto colpevole di tutti i 34 capi di imputazione e ha fissato come data il 10 gennaio, dieci giorni prima della sua fastosa cerimonia di giuramento a Capitol Hill, per la quale il comitato organizzatore ha già raccolto la cifra record di oltre 150 milioni di dollari.

La scelta di Meloni di incontrare Trump prima del suo insediamento potrebbe essere interpretata come un segnale di volontà di rafforzare le relazioni bilaterali tra Italia e Stati Uniti, nonché di affrontare tempestivamente questioni urgenti. Tuttavia, questa mossa rappresenta un’eccezione rispetto alle consuetudini diplomatiche, dove solitamente si attende l’ufficialità dell’incarico per avviare dialoghi di alto livello. Ma l’attualità incombe e non si può andare per il sottile. Facendo leva sulla solida amicizia con Elon Musk, vero segretario ombra del prossimo presidente, Giorgia Meloni ha ritenuto più utile, per non trovarsi impantanata in una situazione che potrebbe diventare imbarazzante, far leva su Trump piuttosto che sull’ormai logoro attuale inquilino della Casa Bianca.

Se c’era qualcuno che aveva dubbi sul ruolo che la “Ducia” romana vuole ricoprire è stato servito, le lusinghe di Musk e la vicinanza ideologica a Donald Trump fanno di Meloni la pedina perfetta per scardinare la politica europea. Il messaggio che arriva da Mar-a-Lago è forte e chiaro difficilmente a Bruxelles potranno ignorarlo.

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