Questa mattina, a seguito di intensi combattimenti nell’area di Al Mawasi, dodici membri dello staff di Medici Senza Frontiere (MSF) e le loro famiglie si sono ritrovati circondati dai bombardamenti e pesanti spari mentre erano nelle loro abitazioni, e altri trenta altri sono rimasti intrappolati nell’ufficio di MSF.
“I carri armati hanno invaso l’area in cui viviamo. È stato terrificante. Siamo rimasti sdraiati a terra nelle nostre case per ore e sembrava che i colpi di arma da fuoco fossero diretti proprio verso di noi” racconta un membro dello staff di MSF intrappolato ad Al Mawasi.
Mentre i feriti arrivavano al pronto soccorso nella clinica di MSF ad Al Mawasi, le équipe sono state costrette a chiudere la struttura a causa dell’insicurezza, lasciando le persone senza cure salvavita.
MSF è profondamente preoccupata per la sicurezza del suo staff e dei suoi pazienti a Gaza e chiede a tutte le parti in conflitto di proteggere i civili e tutti gli operatori umanitari e di garantire un cessate il fuoco immediato e duraturo in tutta la Striscia.
Al-Mawasi è una striscia di terreno agricolo sabbioso di circa sedici chilometri che si estende lungo la costa mediterranea, con dune e una spiaggia e una pianura nell’entroterra.
È stata designata per la prima volta all’inizio di dicembre dell’anno scorso come “zona umanitaria” dalle Forze di difesa israeliane (Idf), aree dove si dovrebbero garantire sicurezza e accesso agli aiuti internazionali, mentre proseguono gli attacchi militari israeliani alle principali aree urbane della Striscia di Gaza.
In seguito a ordini di evacuazione per altre aree, ai palestinesi è stato chiesto di trasferirsi ad al-Mawasi in più occasioni, portando alla nascita di un consistente campo di rifugiati temporanei.
La designazione di al-Mawasi come zona sicura, ma con poche infrastrutture, è stata criticata da alti funzionari delle Nazioni Unite, tra cui il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che l’ha definita una “ricetta per il disastro” perché ammassare civili in una zona con infrastrutture minime aumenta significativamente i rischi per la salute.
Al-Mawasi, spiega il Guardian, è “tutt’altro che una zona sicura”. Nonostante la sua designazione, è stata attaccata dall’Idf in più occasioni. Nel raid più sanguinoso, il 13 luglio, i jet israeliani hanno bombardato al-Mawasi, uccidendo novanta persone e ferendo trecento sfollati, secondo il ministero della Salute di Gaza.
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