A un mese dall’ insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, con la guerra in Ucraina che prosegue da quasi tre anni e il Medio Oriente in subbuglio dopo il conflitto a Gaza e la caduta di Assad in Siria, gli italiani guardano al 2025 con un misto di speranza e apprensione. A prevalere sembra più quest’ultima, soprattutto quando lo sguardo volge a ovest verso gli USA e a est verso la Russia. Ma una cosa è certa: in un anno segnato ancora una volta dalle guerre, c’è una gran voglia di pace.
Giunto ormai al suo decimo anno, il sondaggio ISPI realizzato da IPSOS nell’ambito dell’Osservatorio “ItaliaInsight – Gli italiani e la politica internazionale”, rivolge agli italiani alcune domande cruciali sulla politica internazionale degli ultimi dodici mesi. Cosa pensano gli italiani degli eventi cruciali dell’ultimo anno e dei trend di fondo della politica internazionale? Che fare in Ucraina, e quanto spendere per la Difesa europea? Quali sono i principali alleati dell’Italia nel contesto internazionale? E quali i suoi avversari?
1. Per molti italiani l’arrivo di Trump è una cattiva notizia…
Per il 38% degli italiani l’elezione di Trump rappresenta una cattiva notizia per l’UE e per il mondo. Ma c’è ancora molta incertezza, visto che la stessa percentuale di italiani non riesce ad esprimere un giudizio. Solo per 1 italiano su quattro invece il ritorno di Trump alla Casa Bianca rappresenta una buona notizia.
L’incertezza e la sospensione del giudizio appaiono inevitabili: Trump è uno dei presidenti degli Stati Uniti meno prevedibili di sempre e nel corso del primo mandato ha spesso aggiustato il tiro rispetto alle promesse elettorali.
2. … anche perché è la persona più influente del mondo
Tra gli italiani che indicano un nome, quelli che vedono Donald Trump come la persona di gran lunga più influente del mondo sono poco meno del 40%. Ancora prima dell’inizio del suo mandato, insomma, il presidente eletto degli Stati Uniti eguaglia il record di influenza percepita raggiunto nel 2019. Molto indicativa è la ‘new entry’ in questa lista di Elon Musk (16%) che addirittura viene posto quasi sullo stesso piano del presidente russo Vladimir Putin (17%).
Resta da capire se l’importanza assegnata ai due americani derivi da una effettiva percezione di forza della prossima amministrazione USA, o sia piuttosto legata all’arretramento di altri leader mondiali a causa, per esempio, del rallentamento dell’economia cinese o delle difficoltà riscontrate dalla Russia a seguito della guerra in Ucraina.
3. In un anno segnato dalle guerre, c’è gran voglia di pace
Per il 2025 oltre quattro italiani su dieci (44 per cento) ripongono le proprie speranze sulla fine di almeno uno di due grandi conflitti che hanno interessato il mondo dal 2022 a oggi: l’invasione russa dell’Ucraina e l’escalation dei conflitti in Medio Oriente a seguito dell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023.
Al secondo posto c’è una “speranza” particolare: l’inizio della presidenza Trump (22%), che fa d’altronde il paio con il fatto che il 24% degli italiani pensi che l’arrivo di Trump sarà una buona notizia per l’UE e per il mondo. Seguono tre “speranze” tutte europee: un terzo degli italiani indica infatti come fatti che danno o darebbero più speranza il calo dell’inflazione in Europa (14%), l’avvio della nuova Commissione europea (11%) e un auspicato ritorno alla stabilità di Germania e Francia (8%).
4. “Pace” a quale prezzo? In Ucraina, Kiev dovrebbe accettare di cedere territori a Mosca
Il prezzo della pace tra Russia e Ucraina, tuttavia, potrebbe rivelarsi caro per Kiev: solo il 13% degli italiani, infatti, è convinto che UE e USA dovrebbero continuare ad armare l’Ucraina fino alla cacciata dei russi dai territori occupati. Il dato riflette d’altronde la diffusa percezione che la lenta avanzata russa proseguirà comunque. Anche per questo, probabilmente, la maggioranza relativa degli italiani (42%) crede che l’Ucraina dovrebbe accettare un accordo con Mosca. Resta, infine, un italiano su 7 (14%) che è convinto che UE e USA dovrebbero interrompere le loro forniture di armi a Kiev anche se ciò dovesse permettere alla Russia di conquistare l’intero paese.
5. … anche se Russia e Cina ormai sono diventate avversarie dell’Occidente
La voglia di pace degli italiani non mette in discussione la loro percezione predominante dal 2022 a questa parte: quella di un mondo sempre più polarizzato tra alleati e avversari, che tale rimane anche quando la determinazione di confrontarsi con questi avversari sembra diminuire.
Anche quest’anno, come nel 2023, il bilancio netto tra chi pensa che NATO, UE e USA siano alleati piuttosto che avversari del nostro paese è decisamente positivo (+45% per la NATO, +43% per l’UE, +38% per gli Stati Uniti).
La situazione si capovolge per quanto riguarda Cina e Russia. Se ancora nel 2020 in Italia prevalevano le persone che vedevano questi paesi come partner, sebbene da posizioni nettamente inferiori rispetto agli alleati occidentali (+13% per la Cina, +18% per la Russia), adesso prevalgono le posizioni che li vedono come avversari. Da sottolineare anche che il calo di percezioni favorevoli che ha conosciuto la Russia tra il 2020 e oggi (da +18% a –35%, il che significa che ben il 53% degli italiani ha cambiato opinione su Mosca) è nettamente superiore a quello della Cina (verso la quale è stato il 34% degli italiani a cambiare posizione in senso negativo).
6. Nonostante le guerre, gli italiani non vogliono spendere più soldi in difesa
Posizioni simili si registrano tra gli italiani anche quando si chiede loro un’opinione su cosa fare sul fronte della Difesa europea, nel contesto dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca e al suo possibile disimpegno nel garantire la sicurezza del continente europeo.
Posto di fronte a questa scelta, solo un italiano su 10 pensa che sia importante che l’Europa aumenti le risorse finanziarie destinate alla Difesa. Sono invece 6 su 10 a ritenere che le risorse attuali siano sufficienti e non debbano essere aumentate (34%) o, addirittura, debbano essere diminuite (26%). A preoccupare sembra anche essere il rischio che le eventuali nuove risorse finanziarie destinate alla difesa vengano sottratte a welfare e sanità pubblica.
Resta da capire come queste opinioni potranno conciliarsi con le speranze riposte nell’arrivo di Donald Trump, le cui posizioni, ben note, chiedono agli alleati europei della NATO di fare molto di più sul fronte delle spese per la Difesa, portandole come minimo al 2% del PIL (l’Italia quest’anno si fermerà all’1,5%), se non oltre.
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