Editoriale

Se vi disturba il termine genocidio, chiamatelo come volete, ma vergognatevi

Era già successo e questa notte lo hanno fatto di nuovo. Solo un paio di settimane fa l’esercito israeliano ha preso di mira l’ospedale di Khan Younis. In precedenza, aveva distrutto il complesso medico di Al Shifa, messo fuori servizio l’ospedale Kamal Adwan e aveva anche attaccato più volte quello indonesiano nel nord della striscia. La scorsa notte le forze israeliane hanno bombardato il policlinico Al Ali, detto anche Ospedale Battista, nel nord di Gaza City, mentre i medici si affrettavano a evacuare malati e feriti secondo gli ordini impartiti nella serata di ieri. Infatti l’esercito israeliano aveva emesso ieri sera nuovi ordini di sfollamento per i residenti del campo profughi di Nuseirat, nel centro della città, e di Khan Younis, nel sud, dopo aver intercettato tre razzi provenienti dalla Striscia.

Al-Nahhas, medico di emergenza a Gaza ha dichiarato ad al Jazeera che almeno tre persone, tra cui un ragazzo di dodici anni con una ferita alla testa, sono state dichiarate morte in seguito alla loro evacuazione. La casa di cura ha subito ‘gravi danni’, sempre secondo al Jazeera, anche al pronto soccorso. Alcuni video diffusi sui social mostrano violente esplosioni e la scena che ne è seguita: tende bruciate, macerie e barelle abbandonate.

Questo ennesimo attacco alle già precarie strutture sanitarie della striscia è l’ennesimo crimine commesso dal governo israeliano. Il personale medico impegnato nelle ormai poche strutture ancora operanti con fatica continua a fornire il livello minimo di servizi a causa del blocco totale degli aiuti umanitari imposto da Israele dal 2 marzo e dei devastanti attacchi del 18 marzo.

Si fa fatica a commentare questi atti di pura violenza, senza alcuna logica militare se non quella di impedire una qualsiasi forma di vita possibile nella striscia e costringere il popolo palestinese all’evacuazione e favorire la definitiva annessione della striscia allo stato di Israele. Ci si chiede dove siano le promesse di Trump di risolvere anche questo conflitto in breve tempo. Netanyahu è stato da poco in visita a Washington dove deve aver avuto carta bianca da parte del presidente USA ad ulteriori attacchi di cui quello della scorsa notte è solo il più inaccettabile.

Ancora una volta quelle di Donald Trump si rivelano promesse elettorali a buon mercato e ancora una volta chi ne paga le conseguenze sono i civili di entrambi i fronti di guerra, quello palestinese e quello ucraino. Che altro deve succedere perché la comunità internazionale, i governi e le organizzazioni sovranazionali si rendano conto che abbiamo superato ormai da tempo il limite della più elementare civiltà? Se per il Tribunale Internazionale non si tratta di genocidio per cavilli giuridici che poco interessano, a questo punto l’intenzione del governo israeliano è decisamente quello di cacciare il popolo palestinese dalla sua terra costringendolo a condizioni di vita disumane. Chiamatelo come volete, ma vergognatevi.




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