Continua la carneficina. Gli attacchi israeliani al campo profughi di Jabalia uccidono decine di civili. Massacri anche in Libano

Gli attacchi israeliani nel nord di Gaza hanno ucciso almeno ventidue persone, stando a quanto dichiarato domenica da funzionari palestinesi, mentre Israele intensificava la sua offensiva e i gruppi umanitari denunciavano una catastrofe umanitaria.

Le autorità sanitarie palestinesi sostengono che la maggior parte delle vittime erano donne e bambini.

Israele, al solito, ha affermato invece di aver preso di mira i militanti.

Ci sono anche tre giornalisti tra le otto persone uccise oggi in un attacco aereo israeliano su una scuola nel campo profughi di Shati, a ovest di Gaza City.

Lo riferisce Al Jazeera, citando i nomi dei tre reporter – Hamza Abu Selmeyeh, Saed Redwan e Haneen Baroud – e precisando che il numero totale dei reporter uccisi a Gaza dal 7 ottobre dell’anno scorso sale così a 180, secondo un conteggio della stessa emittente.

Succede mentre vicino a a Tel Aviv un camion si schianta contro una fermata dell’autobus. Più di trenta persone sono rimaste ferite nell’incidente, secondo il servizio di soccorso israeliano Magen David Adom. L’attacco è avvenuto nei pressi del quartier generale dell’agenzia di spionaggio israeliana Mossad e in una zona in cui sono presenti diverse unità di intelligence delle Forze di difesa israeliane.

Sempre nelle stesse ore, un aereo israeliano su una casa a Jabalia ha ucciso diverse persone e ne ha ferite altre domenica mattina, hanno detto i medici palestinesi. I medici hanno detto che l’attacco ha danneggiato diverse case a Jabalia, il più grande degli otto campi profughi della Striscia di Gaza, che è stato al centro di un’offensiva militare israeliana per più di tre settimane.

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