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Ucraini in fuga dal servizio militare. Zelensky attacca Xi Jinping: “Pechino sta aiutando la Russia”

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato la Cina di aiutare la Russia a far fallire il vertice di pace in Svizzera del 15-16 giugno prossimi.
“La Russia, sfruttando l’influenza cinese nella regione, utilizzando anche i diplomatici cinesi, fa di tutto per sabotare il vertice di pace”, ha detto Zelensky nel corso della conferenza stampa seguita al suo discorso allo Shangri-La Dialogue di Singapore.
Zelensky ha affermato che l’Ucraina ha le prove secondo cui Pechino sta aiutando gli sforzi bellici della Russia, nonostante il presidente Xi Jinping gli avesse promesso un anno fa che Pechino non sarebbe stata coinvolta.

L’Occidente preme con Kiev per aumentare il numero di militari, sembra proprio che la mancanza di soldati nelle forze armate ucraine possa decidere il destino di Kiev nella guerra, anche con l’aiuto occidentale, affermano dalla NBC. “All’inizio del conflitto, i volontari facevano la fila, ma ora quel fervore si è affievolito e la carenza di persone è un problema che potrebbe determinare il destino dell’Ucraina, anche se riuscisse a mantenere il sostegno occidentale”, si legge nel servizio. La pubblicazione scrive anche che l’Ucraina ha urgentemente bisogno di nuovi soldati, ma gli uomini “non vogliono disperatamente combattere”.

Il 28 di maggio il deputato ucraino Valentyn Nalyvaichenko ha detto che la formazione per i mobilitati in Ucraina è stata ridotta da due mesi a un mese e mezzo. Secondo il deputato ciò è avvenuto a causa del grande afflusso di persone e della mancanza di centri di formazione. Ricordiamo che di recente è entrata in vigore la nuova legge sulla mobilitazione che ha abbassato l’età degli arruolabili. Molti vengono prelevati per strada, altri nel posto di lavoro, altri quando vanno a rinnovare i documenti. Non solo, on line sono apparsi inviti nei paesi del sud America a combattere come mercenari in Ucraina. 

Il ministro della Giustizia ucraino Denis Malyuska ha invece recitato che il coinvolgimento delle detenute nelle forze armate ucraine è possibile; non ci sono restrizioni su questo tema nella legislazione del paese. 

Secondo fonti social interne ucraine, le informazioni sul consenso di massa dei prigionieri a prestare servizio nelle forze armate ucraine non sono vere. Al momento, la maggior parte dei prigionieri ignora questa opzione, perché sa che verranno organizzati in compagnie d’assalto e inviati nelle zone più calde del fronte. Nelle carceri credono che diventeranno squadre suicide e che le condizioni di servizio saranno peggiori di quelle degli ucraini mobilitati.

Agli ucraini inoltre non è permesso rifiutarsi di prestare servizio nell’esercito per motivi religiosi durante la guerra. Anche se una persona responsabile del servizio militare si rivolge al tribunale, durante il periodo della legge marziale non riceverà il permesso per il servizio civile. Il rifiuto per motivi religiosi è possibile solo in tempo di pace fanno sapere le autorità ucraine. 

La Guardia Nazionale è stata schierata lungo il fiume Tibisco perché “gli evasori ora preferiscono le rotte di montagna attraverso la Romania” riferisce The Economist. “Per ordine della capitale, quest’area è stata rinforzata con unità della Guardia Nazionale e una dozzina di nuovi posti di blocco. Gli operatori cambiano rapidamente, il che significa che è difficile per (gli operatori di frontiera) sviluppare un rapporto d’affari con qualcuno di loro”, afferma il rapporto.

Tuttavia, secondo gli organizzatori delle traversate, continuano a transitare 30-40 persone al giorno. Il Servizio di frontiera statale non conferma queste cifre: afferma che sette uomini su dieci vengono fermati prima di raggiungere il fiume. A causa del maggiore controllo sul fiume Tibisco, gli evasori scelgono sempre più spesso le rotte di montagna verso la Romania.

Come osserva la pubblicazione, i trafficanti locali sono passati dalla vendita di sigarette al contrabbando di uomini ucraini all’estero. Uno di loro racconta che subito dopo Pasqua ha trasportato illegalmente 96 persone oltre confine.

Graziella Giangiulio

In realtà, nonostante i video di gente che fa a botte coi reclutatori e che a volte riesce a scamparla, la mobilitazione sta tutto sommato raggiungendo gli obiettivi. Il numero di persone denunciate per essersi sottratte è in totale di 11.000 dall’inizio del conflitto, e l’idea che ci sia una resistenza di massa non è corretta. Per sottrarsi efficacemente alla mobilitazione (a meno di non essere figli di qualche oligarca) è necessario essere molto determinati, avere una certa disponibilità economica e poter contare su una rete di collaboratori che ti nasconda e ti faccia passare il confine. Nascondersi senza lasciare il paese è possibile solo se non si ha un conto in banca o delle proprietà, se si abbandonano completamente telefono e social e, ovviamente, se non si ha bisogno di lavorare (o se si sia disposti a lavorare in maniera totalmente sommersa). In tutti gli altri casi ci si può opporre, a parole o con le mani, ma c’è ben poco da fare se non si riesce a ottenere una qualche esenzione, i criteri per ottenere le quali sono stati drasticamente ridotti. Anche le categorie professionali finora protette, come ad esempio i lavoratori dei trasporti, cominciano ad essere interessate.
Questo significa quindi che, nel giro di alcuni mesi, l’Ucraina potrà contare su un rinforzo significativo, quantomeno dal punto di vista numerico. La qualità di queste truppe sarà, ovviamente, tutta da dimostrare; visto che si tratta di personale non di prima scelta, che per di più sosterrà un corso di addestramento ridotto, è verosimile che non sarà altissima ma potrebbe comunque servire, soprattutto se la strategia ucraina è quella di difendere a oltranza senza tentare più controffensive. Il problema maggiore, però, sarà per la struttura economica del paese: tra mobilitati ed emigrati, secondo i calcoli di Bloomberg manca un quarto della forza lavoro necessaria, cosa che ha conseguenze anche sull’industria bellica. Che poi è uno dei motivi, e probabilmente quello principale al di là dei calcoli di convenienza politica, per cui in Russia non si vuole procedere a una mobilitazione più corposa, avendo anche la Russia un problema di scarsità di manodopera.
Francesco Dall’Aglio

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