C’è qualcosa che “non quadra” nei discorsi della Cina sulla pace in Ucraina. Così il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, dopo il suo incontro, ieri sera a New York a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi. In conferenza stampa, il capo della diplomazia statunitense è tornato a esprimere preoccupazione per il sostegno cinese all’industria della difesa russa. Blinken è anche tornato sulle “pericolose e destabilizzanti” azioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e sull’importanza di mantenere “la pace e la stabilità” nello Stretto di Taiwan. Durante il colloquio, come si legge in un comunicato del dipartimento di Stato, hanno trovato anche spazio i temi legati ai canali di comunicazione tra i vertici militari delle due superpotenze, ai rischi dell’intelligenza artificiale, alla cooperazione contro il traffico di narcotici, segnatamente il fentanyl.
Secondo Blinken, circa il 70 per cento dei macchinari e il 90 per cento degli strumenti di microelettronica che la Russia importa provengono dalla Cina e da Hong Kong. Questo, ha aggiunto, sta materialmente aiutando Mosca a produrre missili, razzi, veicoli blindati e munizioni necessari a portare avanti la guerra in Ucraina. “Da una parte Pechino dice di volere la pace, ma dall’altra parte sta consentendo alle sue aziende di aiutare (il presidente russo Vladimir) Putin a continuare quell’aggressione. Qualcosa non torna”, ha osservato il segretario di Stato. Wang, da parte sua, ha sottolineato come la posizione della Cina sulla guerra in Ucraina sia sempre stata orientata alla necessità di una pace attraverso colloqui. “Gli Stati Uniti – si legge nel resoconto offerto dal ministero degli Esteri di Pechino – dovrebbero smetterla d’infangare la Cina, d’imporre sanzioni indiscriminatamente, di usare questo conflitto per incoraggiare lo scontro tra campi diversi”.
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